venerdì 15 febbraio 2019

Gli amici italiani di George Soros



Gli amici italiani di George Soros nell'Europarlamento:
SERGIO COFFERATI
CECILE KYENGE
BARBARA SPINELLI
DANIELE VIOTTI
ELENA GENTILE
ROBERTO GUALTIERI
ALESSIA MOSCA
LUIGI MORGANO
ELENA ETHEL SCHLEIN
ISABELLA DE MONTE
BRANDO MARIA BENIFEI
PIER ANTONIO PANZERI

tratto da La Verità del 29 marzo 2017, pag. 3

Benedetto XVI - La Chiesa non è né santa né cattolica.



«Se non vogliamo nasconderci nulla, siamo senz’altro tentati di dire che la Chiesa non è né santa, né cattolica: lo stesso concilio Vaticano II è arrivato a parlare non più soltanto della Chiesa santa, ma della Chiesa peccatrice; se a questo riguardo gli si è rimproverato qualcosa, è per lo più di essere rimasto ancora troppo timido, tanto profonda è nella coscienza di noi tutti la sensazione della peccaminosità della Chiesa».


Joseph Ratzinger, Introduzione al Cristianesimo, 1968
(foto di Fabio Rosati, da Panoramio, che ringraziamo).

SIAMO CON TE SILVANA!!..POTREI PERDERE QUALCHE BATTAGLIA NON LA GUERRA CORAGGIO

SIAMO CON TE SILVANA!!..POTREI PERDERE QUALCHE BATTAGLIA NON LA GUERRA CORAGGIO!


SOROS, L'IPOCRITA, TRABALLA...

SOROS, L'IPOCRITA, TRABALLA...
Dalla Russia alla Bulgaria, passando per le iniziative dei repubblicani americani le "attività umanitarie" del finanziere sono sotto attacco. finalmente si svela che, dietro la facciata filantropica, camuffa progetti per destabilizzare gli stati sovrani.
E' il nemico giurato di ogni stato a trazione sovranista. Nessuna teoria del complotto . E' la missione dichiarata del circuito di Ong che fa capo alla sua fondazione Open society.
Il suo scopo dichiarato è costruire democrazie vivaci e tolleranti
...Resta il fatto che il ruolo sospetto di certe organizzazioni comincia a essere visto di cattivo occhio in sempre più paesi...
Sono già due anni che la Russia ha dato il giro di vite sulle fondazioni che fanno capo a Soros. Iniziative in tal senso sono state prese in Macedonia, Bulgaria, Romania, Ungheria. Il premier ungherese Viktor Orban ha detto chiaro e tondo che "le false Ong dell'impero Soros sono sostenute ai fini di sopprimere i governi nazionali e favorire il mercato globale e e il mondo del politicamente corretto. Queste organizzazioni devono essere represse con tutti i mezzi e credo che debbano essere abbattute del tutto. Penso che ora ci sia un'opportunità internazionale per farlo". ... C'è una collusione tra trafficanti di esseri umani, burocrati di Bruxelles e organizzazioni che operano in Ungheria finanziate da denaro straniero. Chiamiamo le cose con il loro nome: Geroge Soros le finanzia" ha tuonato Orban.
La Commissione difesa del Senato ha avviato un'indagine conoscitiva sulle Ong. ... Nel rapporto Frontex 2017 è emerso che nel giro di pochi mesi le navi delle Ong sono fautrici del 40% dei" salvataggi" in mare... "Le Ong alimentano le attività dei trafficanti di persone e degli scafisti" , accusano Paolo Romani, Maurizio Gasparri, Bruno Alicata e Nicola Latorre...

(Articolo di Adriano Scianca, La Verità, 26 marzo 2017

CHI PAGA LE ONG PER RIEMPIRCI DI IMMIGRATI

CHI PAGA LE ONG PER RIEMPIRCI DI IMMIGRATI
Le organizzazioni che aiutano gli scafisti tra Libia e Sicilia sono tedesche o americane con base a Malta. Tra i loro fondatori gente dell'intelligence e

contractor. dopo le denunce si muove il senato.
Articolo di Francesco Borgonovo, La Verità, 29 marzo 2017, pagg. 1-2 e 3

"Il 6 aprile inizieranno le audizioni della commissione Difesa del Senato che, dopo denunce giunte da più parti, ha deciso di aprire un'indagine sulle ong che operano nel Mediterraneo. Sono le organizzazioni che vanno a recuperare gli immigrati nei pressi delle coste libiche e poi le portano in Italia. Molte sono tedesche, gestite da privati. Altre fanno base a Malta, ma sono state fondate da americani. Altre ancora ricevono finanziamenti dalla fondazione Open Society del finanziere George Soros. Ecco, nome per nome, da chi è composta la flotta che, giorno dopo giorno, ci consegna centinaia di persone, trasformando l'invasione in realtà.
Alle 2,15 di domenica, una nave di Medici Senza Frontiere ha ricevuto una segnalazione del Centro nazionale di coordinamento del soccorso marittimo, si è diretta in acque internazionali di fronte alla città libica di Sabratha e ha recuperato 412 persone alla deriva a bordo di un barcone di legno. La nave in questione si chiama Prudence ed è un nuovo acquisto di Msf, una delle Ong più attive nel Mediterraneo. "La Prudence è una nave commerciale di 75 metri di lunghezza, che può ospitare a bordo 600 persone, altre 400 in caso di estrema necessità.", ha spiegato Giorgia Girometti di Msf . "Con 13 persone dello staff a bordo, tra cui diversi italiani e 17 membri dell'equipaggio, la nave è equipaggiata per fornire primo soccorso ed è fornita di pronto soccorso, ambulatorio, farmacia e aree per trattare i casi più vulnerabili". Sempre domenica, la Ong ha recuperato altre 129 persone a bordo di un gommone. Dove si è diretta poi? Verso l'Italia: lo sbarco era previsto per le 7 di ieri mattina a Trapani.

SOCCORSI QUOTIDIANI
Ieri invece, come riportato dall'Ansa, "è arrivata nel porto di Reggio Calabria la nave Aquarius di Medici senza frontiere con a bordo 645 degli oltre 1900 profughi recuperati nel Mediterraneo centrale. Sulla nave anche il cadavere di una donna, morta, presumibilmente, per schiacciamento nel gommone sul quale viaggiava". Si tratta della stessa nave Aquarius che, domenica, assieme alla Juventa della Ong Jugend Rettet, ha soccorso e portato in Italia 645 persone. Sempre l'Aquarius, il 21 marzo scorso, ha attraccato a Catania portando 946 stranieri.
Sapete che cosa significa?
Che nonostante le ripetute denunce di Frontex (l'agenzia UE che controlla le frontiere), le inchieste giornalistiche (compresa la nostra) e l'indagine aperta dalla procura di Catania, le organizzazioni non governative continuano indisturbate a fare quel che vogliono nel Mediterraneo. Per l'esattezza vanno a recuperare gli immigrati alla deriva sui barconi nei pressi della Libia e li portano - a centinaia e centinaia - sulle coste italiane. Parlare genericamente di Ong, tuttavia, può risultare fuorviante. Nel senso che sotto la generica sigletta potrebbe esserci qualunque cosa.

PROFESSIONE TAXI
Invece è bene andare a vedere quali sono, nello specifico, le associazioni che si occupano di traghettare qui gli stranieri. Cominceremo dalle più piccine. La prima è Jugend Rettet , associazione tedesca che appunto gestisce la nave Juventa. Sempre tedesca è la Ong che possiede la nave Sea-Eye. attiva dal 2015, nel solo 2016 ha portato in salvo (cioè in Italia) 5568 stranieri. Il sito internet spiega che donando solo 1000 euro si può finanziare un'intera "giornata di utilizzo della Sea-Eye al largo della Libia" Lo scrivono pure: lavorano nei pressi delle coste africane per portare gente qui.
Un'altra organizzazione tedesca, sempre fondata e pagata da privati è Sea-Watch, che nasce esattamente quando il nostro Paese ha deciso di sospendere Mare Nostrum, Certo, temendo che le nostre navi smettessero di portare immigrati in Italia, questi volonterosi imprenditori tedeschi si sono subito mobilitati e si sono fatti la loro barchetta, onde essere sicuri che i flussi diretti verso il nostro Paese non cessassero.
Come se non bastasse ecco qui Life-Boat, altra Ong attiva nel Mediterraneo centrale e nata in Germania. E fanno quattro, tutte tedesche.
Ma vediamo di proseguire occupandoci, delle organizzazioni più grosse. Tra queste, ovviamente, c'è Medici senza frontiere che oltre alla nave Prudence appena entrata in attività gestisce, assieme a Sos Méditerranée la Aquarius. Sapete chi c'è tra i finanziatori di Medici senza frontiere? Facile: la Open Society Foundation di George Soros.

FRONTIERE APERTE
Un'altra Ong attiva nel salvataggio degli stranieri a bordo di bagnarole è Save the children , grazie alla nave Vos Hestia che la Ong descrive orgogliosamente: "Lunga 59 metri, potrà accogliere fino a 300 persone per volta e si avvarrà di due gommoni di salvataggio gestiti da squadre specializzate". Indovinate chi c'è tra i finanziatori di Save the children... Bravi: la Open Society Foundation di George Soros. Sarà un caso che il magnate della finanza, grande sostenitore delle frontiere aperte, finanzi organizzazioni che vanno a recuperare gli stranieri vicino alle coste africane per portarli qui? Diciamo che la circostanza è perlomeno curiosa.
Ora però viene la parte più interessante. A parte la Ong olandese Boat Refugee Foundation, che gestisce l'attivissima nave Golfo Azzurro, e la spagnola Proactiva Open Arms, che si appoggia alle Nazioni Unite tramite l'International maritime rescue federation, c'è c'è un'altra organizzazione su cui vale la pena soffermarsi. si tratta del Moas, che gestisce le navi Topaz e Phoenix.

AMICI MALTESI
Si tratta di Migrant Offshore Aid station, una associazione con sede a Malta, fondata da Christopher e Regina Catrambone (lui americano, lei italiana, entrambi imprenditori). Christopher è stato tra i finanziatori di Hillary Clinton (donazione di 416.000 dollari per la campagna presidenziale). A sua volta ha ricevuto 500.000 dollari di donazione da Avaaz.org, cioè una "comunità" fondata dall'organizzazione Moveon.org. E sapete a chi fa capo quest'ultima? A George Soros. Fin qui tuttavia è ordinaria amministrazione. Più stimolante è vedere chi siano i personaggi che ruotano attorno al Moas.

GIOVANE DI SUCCESSO
Chris Catrambrone, come ricostruito dai ricercatori della fondazione indipendente Gefira, ha lavorato per il Congresso degli Stati Uniti, dopo di che si è reinventato come investigatore assicurativo, lavorando in posticini tranquilli come Iraq e Afghanistan. A 25 anni ha fondato Tanglers Group, gruppo di compagnie specializzato in "assicurazioni, assistenza in situazioni d'emergenza" e "servizi di intelligence". Tanglers lavora in una cinquantina di Paesi, zone di guerra comprese. Deve fruttare bene, perché Catrambrone è diventato milionario e ha deciso, nel 2013, di fondare il Moas. Tra i suoi consulenti c'è un signore piuttosto conosciuto. si tratta di Robert Young Pelton. Costui è il proprietario di Ppx, un'azienda che produce coltelli utilizzabili in "zone di conflitto". Coltelli da guerra, per intenderci.

OTTIMI RAPPORTI
Sul sito della ditta si legge che i coltellacci sono stati testati sul campo in Afghanistan, Somalia, Iraq e Birmania. Il signor Pelton, in sostanza, fa da consulente per un'organizzazione che si occupa di soccorrere persone in fuga dalle guerre: poi però produce coltelli che si possono usare nelle guerre suddette. Di più: Pelton (che lavora anche come giornalista free lance per il sito da lui fondato Migrant Report) per un certo periodo è stato socio in affari di un altro bel tipetto: Erik Prince. Cioè il capoccia di Blackwater, una delle più celebri società di contractors del mondo. Una compagnia militare privata che ha operato in Iraq per conto degli Stati Uniti.
Insomma il quadro non è che sia proprio incoraggiante. Tra le Ong che agiscono nelle nostre acque, praticamente tutte straniere, ce ne sono 4 tedesche, 3 in qualche modo supportate da George Soros e una con sede a Malta attorno a cui ruotano personaggi piuttosto abituati agli scenari di guerra, Non è che l'impressione sia esattamente quella di aver a che fare con una banda di samaritani.

L'AUDIZIONE
Abbiamo spiegato nei giorni scorsi come l'immigrazione possa essere considerata a tutti gli effetti una arma di distruzione di massa. Ecco queste sono le persone che maneggiano quell'arma, decidendo di puntarla verso il nostro Paese. Ogni giorno costoro accompagnano qui da noi centinaia se non migliaia di stranieri, che poi dobbiamo accogliere e mantenere. Credete davvero che a muovere tutto questo meccanismo sia la solidarietà? Comunque sia, della pratica si sta occupando anche il nostro Parlamento. Pochi giorni orsono, su richiesta di Maurizio Gasparri, Paolo Romani e Bruno Alicata di Forza Italia, il presidente della commissione Difesa del Senato, Nicola Latorre ha deciso di avviare un'indagine conoscitiva sulle attività delle Ong nel Mediterraneo. Il 6 aprile di fronte alla commissione comparirà l'ammiraglio Enrico Credendino, comandante della missione Eunavfor Med, cioè l'operazione navale voluta dall'Europa nel Mare Nostrum. Poi dovrebbe toccare ai vertici delle varie organizzazioni. Resta da vedere se si prenderanno la briga di rendere conto al popolo italiano. Non sono tenute a farlo, ma sarebbe almeno cortese, da parte loro, che ci spiegassero perché continuano a portarci persone che poi dobbiamo ospitare a spese dei contribuenti.

L'elenco delle ONG scafiste del Mare Mediterraneo


L'ELENCO DELLE ONG SCAFISTE DEL MARE MEDITERRANEO
(Dal quotidiano La Verità del 29 marzo 2017, pag. 3

CHI PAGA LE ONG PER RIEMPIRCI DI IMMIGRATI
Le organizzazioni che aiutano gli scafisti tra Libia e Sicilia sono tedesche o americane con base a Malta. Tra i loro fondatori gente dell'intelligence e contractor. dopo le denunce si muove il senato.
Articolo di Francesco Borgonovo, La Verità, 29 marzo 2017, pagg. 1-2 e 3

"Il 6 aprile inizieranno le audizioni della commissione Difesa del Senato che, dopo denunce giunte da più parti, ha deciso di aprire un'indagine sulle ong che operano nel Mediterraneo. Sono le organizzazioni che vanno a recuperare gli immigrati nei pressi delle coste libiche e poi le portano in Italia. Molte sono tedesche, gestite da privati. Altre fanno base a Malta, ma sono state fondate da americani. Altre ancora ricevono finanziamenti dalla fondazione Open Society del finanziere George Soros. Ecco, nome per nome, da chi è composta la flotta che, giorno dopo giorno, ci consegna centinaia di persone, trasformando l'invasione in realtà.
Alle 2,15 di domenica, una nave di Medici Senza Frontiere ha ricevuto una segnalazione del Centro nazionale di coordinamento del soccorso marittimo, si è diretta in acque internazionali di fronte alla città libica di Sabratha e ha recuperato 412 persone alla deriva a bordo di un barcone di legno. La nave in questione si chiama Prudence ed è un nuovo acquisto di Msf, una delle Ong più attive nel Mediterraneo. "La Prudence è una nave commerciale di 75 metri di lunghezza, che può ospitare a bordo 600 persone, altre 400 in caso di estrema necessità.", ha spiegato Giorgia Girometti di Msf . "Con 13 persone dello staff a bordo, tra cui diversi italiani e 17 membri dell'equipaggio, la nave è equipaggiata per fornire primo soccorso ed è fornita di pronto soccorso, ambulatorio, farmacia e aree per trattare i casi più vulnerabili". Sempre domenica, la Ong ha recuperato altre 129 persone a bordo di un gommone. Dove si è diretta poi? Verso l'Italia: lo sbarco era previsto per le 7 di ieri mattina a Trapani.

SOCCORSI QUOTIDIANI
Ieri invece, come riportato dall'Ansa, "è arrivata nel porto di Reggio Calabria la nave Aquarius di Medici senza frontiere con a bordo 645 degli oltre 1900 profughi recuperati nel Mediterraneo centrale. Sulla nave anche il cadavere di una donna, morta, presumibilmente, per schiacciamento nel gommone sul quale viaggiava". Si tratta della stessa nave Aquarius che, domenica, assieme alla Juventa della Ong Jugend Rettet, ha soccorso e portato in Italia 645 persone. Sempre l'Aquarius, il 21 marzo scorso, ha attraccato a Catania portando 946 stranieri.
Sapete che cosa significa?
Che nonostante le ripetute denunce di Frontex (l'agenzia UE che controlla le frontiere), le inchieste giornalistiche (compresa la nostra) e l'indagine aperta dalla procura di Catania, le organizzazioni non governative continuano indisturbate a fare quel che vogliono nel Mediterraneo. Per l'esattezza vanno a recuperare gli immigrati alla deriva sui barconi nei pressi della Libia e li portano - a centinaia e centinaia - sulle coste italiane. Parlare genericamente di Ong, tuttavia, può risultare fuorviante. Nel senso che sotto la generica sigletta potrebbe esserci qualunque cosa.

PROFESSIONE TAXI
Invece è bene andare a vedere quali sono, nello specifico, le associazioni che si occupano di traghettare qui gli stranieri. Cominceremo dalle più piccine. La prima è Jugend Rettet , associazione tedesca che appunto gestisce la nave Juventa. Sempre tedesca è la Ong che possiede la nave Sea-Eye. attiva dal 2015, nel solo 2016 ha portato in salvo (cioè in Italia) 5568 stranieri. Il sito internet spiega che donando solo 1000 euro si può finanziare un'intera "giornata di utilizzo della Sea-Eye al largo della Libia" Lo scrivono pure: lavorano nei pressi delle coste africane per portare gente qui.
Un'altra organizzazione tedesca, sempre fondata e pagata da privati è Sea-Watch, che nasce esattamente quando il nostro Paese ha deciso di sospendere Mare Nostrum, Certo, temendo che le nostre navi smettessero di portare immigrati in Italia, questi volonterosi imprenditori tedeschi si sono subito mobilitati e si sono fatti la loro barchetta, onde essere sicuri che i flussi diretti verso il nostro Paese non cessassero.
Come se non bastasse ecco qui Life-Boat, altra Ong attiva nel Mediterraneo centrale e nata in Germania. E fanno quattro, tutte tedesche.
Ma vediamo di proseguire occupandoci, delle organizzazioni più grosse. Tra queste, ovviamente, c'è Medici senza frontiere che oltre alla nave Prudence appena entrata in attività gestisce, assieme a Sos Méditerranée la Aquarius. Sapete chi c'è tra i finanziatori di Medici senza frontiere? Facile: la Open Society Foundation di George Soros.

FRONTIERE APERTE
Un'altra Ong attiva nel salvataggio degli stranieri a bordo di bagnarole è Save the children , grazie alla nave Vos Hestia che la Ong descrive orgogliosamente: "Lunga 59 metri, potrà accogliere fino a 300 persone per volta e si avvarrà di due gommoni di salvataggio gestiti da squadre specializzate". Indovinate chi c'è tra i finanziatori di Save the children... Bravi: la Open Society Foundation di George Soros. Sarà un caso che il magnate della finanza, grande sostenitore delle frontiere aperte, finanzi organizzazioni che vanno a recuperare gli stranieri vicino alle coste africane per portarli qui? Diciamo che la circostanza è perlomeno curiosa.
Ora però viene la parte più interessante. A parte la Ong olandese Boat Refugee Foundation, che gestisce l'attivissima nave Golfo Azzurro, e la spagnola Proactiva Open Arms, che si appoggia alle Nazioni Unite tramite l'International maritime rescue federation, c'è c'è un'altra organizzazione su cui vale la pena soffermarsi. si tratta del Moas, che gestisce le navi Topaz e Phoenix.

AMICI MALTESI
Si tratta di Migrant Offshore Aid station, una associazione con sede a Malta, fondata da Christopher e Regina Catrambone (lui americano, lei italiana, entrambi imprenditori). Christopher è stato tra i finanziatori di Hillary Clinton (donazione di 416.000 dollari per la campagna presidenziale). A sua volta ha ricevuto 500.000 dollari di donazione da Avaaz.org, cioè una "comunità" fondata dall'organizzazione Moveon.org. E sapete a chi fa capo quest'ultima? A George Soros. Fin qui tuttavia è ordinaria amministrazione. Più stimolante è vedere chi siano i personaggi che ruotano attorno al Moas.

GIOVANE DI SUCCESSO
Chris Catrambrone, come ricostruito dai ricercatori della fondazione indipendente Gefira, ha lavorato per il Congresso degli Stati Uniti, dopo di che si è reinventato come investigatore assicurativo, lavorando in posticini tranquilli come Iraq e Afghanistan. A 25 anni ha fondato Tanglers Group, gruppo di compagnie specializzato in "assicurazioni, assistenza in situazioni d'emergenza" e "servizi di intelligence". Tanglers lavora in una cinquantina di Paesi, zone di guerra comprese. Deve fruttare bene, perché Catrambrone è diventato milionario e ha deciso, nel 2013, di fondare il Moas. Tra i suoi consulenti c'è un signore piuttosto conosciuto. si tratta di Robert Young Pelton. Costui è il proprietario di Ppx, un'azienda che produce coltelli utilizzabili in "zone di conflitto". Coltelli da guerra, per intenderci.

OTTIMI RAPPORTI
Sul sito della ditta si legge che i coltellacci sono stati testati sul campo in Afghanistan, Somalia, Iraq e Birmania. Il signor Pelton, in sostanza, fa da consulente per un'organizzazione che si occupa di soccorrere persone in fuga dalle guerre: poi però produce coltelli che si possono usare nelle guerre suddette. Di più: Pelton (che lavora anche come giornalista free lance per il sito da lui fondato Migrant Report) per un certo periodo è stato socio in affari di un altro bel tipetto: Erik Prince. Cioè il capoccia di Blackwater, una delle più celebri società di contractors del mondo. Una compagnia militare privata che ha operato in Iraq per conto degli Stati Uniti.
Insomma il quadro non è che sia proprio incoraggiante. Tra le Ong che agiscono nelle nostre acque, praticamente tutte straniere, ce ne sono 4 tedesche, 3 in qualche modo supportate da George Soros e una con sede a Malta attorno a cui ruotano personaggi piuttosto abituati agli scenari di guerra, Non è che l'impressione sia esattamente quella di aver a che fare con una banda di samaritani.

L'AUDIZIONE
Abbiamo spiegato nei giorni scorsi come l'immigrazione possa essere considerata a tutti gli effetti una arma di distruzione di massa. Ecco queste sono le persone che maneggiano quell'arma, decidendo di puntarla verso il nostro Paese. Ogni giorno costoro accompagnano qui da noi centinaia se non migliaia di stranieri, che poi dobbiamo accogliere e mantenere. Credete davvero che a muovere tutto questo meccanismo sia la solidarietà? Comunque sia, della pratica si sta occupando anche il nostro Parlamento. Pochi giorni orsono, su richiesta di Maurizio Gasparri, Paolo Romani e Bruno Alicata di Forza Italia, il presidente della commissione Difesa del Senato, Nicola Latorre ha deciso di avviare un'indagine conoscitiva sulle attività delle Ong nel Mediterraneo. Il 6 aprile di fronte alla commissione comparirà l'ammiraglio Enrico Credendino, comandante della missione Eunavfor Med, cioè l'operazione navale voluta dall'Europa nel Mare Nostrum. Poi dovrebbe toccare ai vertici delle varie organizzazioni. Resta da vedere se si prenderanno la briga di rendere conto al popolo italiano. Non sono tenute a farlo, ma sarebbe almeno cortese, da parte loro, che ci spiegassero perché continuano a portarci persone che poi dobbiamo ospitare a spese dei contribuenti.

martedì 7 febbraio 2017

Gli immigrati ci sono costati oltre 4 miliardi nel 2016, la Ue ci rimborsa solo 100 milioni

Sono un assiduo lettore del quotidiano La Verità, diretto da Maurizio Belpietro e ho trovato questo articolo di grande interesse per chi segue il mio blog.  Lo riporto per intero ringraziando il quotidiano e il suo direttore.
Tratto dall'Articolo di Maurizio Belpietro, quotidiano La Verità, 7 febbraio 2017. pagg. 1 e 3


Forse non tutti i lettori sono a conoscenza del fatto che, dal lunedì al venerdì, oltre a dirigere La Verità, conduco su Rete 4 un programma che si chiama Dalla vostra parte, in cui spesso mi occupo di immigrazione e di problemi connessi alla cosiddetta accoglienza. Ho voluto ricordarlo non per farmi gratis un po' di pubblicità e nemmeno per segnalare a chi non ne fosse stato a conoscenza la lacuna, non credo che ciò che faccio sia così degno di evidenza.
Se ho parlato della trasmissione serale è solo perché spesso alcuni tra gli ospiti che partecipano sostengono che i costi degli stranieri sbarcati sulle nostre coste non siano a carico del bilancio statale, cioè dei contribuenti italiani, bensì dell'Europa. "E' la UE che paga, non l'Italia", è il refrain che sento ripetere per controbattere a coloro i quali ritengono che prima degli extracomunitari si debba assistere chi è nato e cresciuto qui. Lasciate per un attimo perdere che i soldi di Bruxelles siano comunque frutto di ciò che il nostro paese ha versato nelle casse comunitarie e che dunque, se fosse vero che la spesa dell'accoglienza la paga l'Europa, sarebbero sempre fondi usciti dalle tasche degli italiani con le tasse. Il problema non è che il denaro dato alle varie cooperative specializzate in assistenza degli immigrati sia dei contribuenti anche se arriva dalla UE. Il problema è che non è assolutamente vero che i quattrini arrivino dall'Europa. 
Già. A sostenere le spese per le centinaia di migliaia di persone che ogni anno sbarcano in Italia, non è Bruxelles, seppure con i soldi nostri: siamo direttamente noi. Lo dimostrano i dati raccolti dal centro studi Impresa lavoro, ufficio che ha messo nero su bianco i costi dell'emergenza dal 2011 ad oggi.
Proviamo dunque a vederli questi dati. Tra soccorso in mare, accoglienza, sanità e istruzione, nel 2011 abbiamo speso quasi un miliardo di euro e la Ue ha contribuito per un decimo. Risultato: ai contribuenti l'accoglienza di migliaia di stranieri arrivati sulle nostre coste con i barconi è costato 828 milioni. E' andata peggio nel 2012, ma solo perché, pur in presenza di costi più bassi, l'Europa ha scucito meno soldi, ossia solo 65 milioni. Tuttavia diciamo che in quegli anni il peso era ancora sopportabile per il nostro scarno bilancio, perché inferiore al miliardo.
Dal 2013 in poi, invece, i costi sono esplosi. A fronte di 100 milioni elargiti dalla Ue, noi infatti abbiamo speso un miliardo e 255 milioni. E da qui in poi è andata sempre peggio.
Nel 2014 le spese per gli stranieri sono salite a 2 miliardi e 205 milioni, ma da Bruxelles è arrivato un contributo di soli 160 milioni. Nel 2015 dei due miliardi e 736 milioni spesi abbiamo recuperato appena 120 milioni.
Ma il peggio lo si è avuto lo scorso anno: 4 miliardi e 227 milioni i costi, 112 milioni l'aiuto dei nostri partner. Le previsioni per il 2017 non lasciano margini di speranza.
Si stima infatti una spesa di 4 miliardi 261 milioni, più o meno in linea con i costi del 2016, ma il contributo Ue è ridotto a 87 milioni. Calcolo prudenziale, ovviamente. Con cui si rischiano però brutte sorprese, perché se il ritmo degli sbarchi non subirà variazioni, nell'anno in corso potremmo superare la cifra record di 180.000 migranti, con tutto ciò che ne consegue.
Dunque, a prendere per buoni preventivi e consuntivi, spalancare le porte ai profughi in cinque anni  è costato oltre 14 miliardi di euro, una cifra con la quale si potrebbero fare molte cose, a cominciare dalla ricostruzione dei luoghi terremotati per finire con il decreto per gli esodati.
Tanto per intenderci, il governo italiano sta litigando con l'Europa  per uno sforamento di 3,4 miliardi, più o meno un quinto di ciò che ha speso dal 2013 a oggi e comunque meno di quanto spenderà quest'anno per accogliere gli stranieri. A ciò si aggiunga che se non ci saranno inversioni di tendenza, inimmaginabili al momento, nei prossimi anni spenderemo sempre di più, proprio come è successo nella storia recente. E, come accaduto dal 2013 in poi , è assai probabile che da Bruxelles riceveremo meno di quanto ottenuto finora. 
Insomma, non solo non è vero che i soldi spesi per ospitare i profughi sono europei, ma dobbiamo metterci in testa che, se vogliamo trovare una soluzione ai nostri guai, dobbiamo smetterla di invocare l'Unione europea e rimboccarci le maniche da soli.
A partire da subito.
Tratto dall'Articolo di Maurizio Belpietro, quotidiano La Verità, 7 febbraio 2017. pagg. 1 e 3

Fotografie di Egidio Dellacroce che possono essere utilizzate liberamente (no copyright) per motivi culturali o di cronaca.


Milano, 18 giugno 2016: un accampamento di profughi nei Giardini di Porta Venezia.

Milano, 18 giugno 2016: un gazebo occupato dai profughi nei Giardini di Porta Venezia